Mussolini filosofo e la "cultura di destra"
E' uscito un libro di A. Scianca sulla filosofia di Mussolini, che Marcello Veneziani ha commentato. E' corretto attribuire a Mussolini una vicinanza alla "filosofia della prassi", facendo il paio con Gramsci, anche se sarebbe complicato spiegare cos'è esattamente questa filosofia in termini concreti.
Per Mussolini pre-Grande Guerra voleva dire accumulare forze bastanti a realizzare quella "rivoluzione" in Occidente che avrebbe liberato il proletariato dalle catene del capitalismo, e Gramsci, più giovane, fu un suo allievo, di corrente, innanzitutto, la massimalista, all'interno del Partito socialista.
Corrente di sinistra che estromise Turati & C., cioè i riformisti, dalla testa del Psi nel 1912 (portando il giovanissimo Mussolini alla guida dell'Avanti, il giornale del partito).
E fu una grande sciagura, perché la svolta a sinistra del Psi costrinse Giolitti -che coi socialisti aveva formato una specie di centro/sinistra di fatto- a buttarsi nelle braccia dei cattolici, ancora fuori dalla politica, per decisione papale dopo la presa di Roma, siglando un accordo conosciuto come "Patto Gentiloni".
Poiché la formazione filosofica avviene in gioventù, al momento dello scoppio della guerra Mussolini era un uomo di 31 anni, politicamente e culturalmente ben definito.
La svolta nazionalista (non nel senso di adesione a quel partito) e poi fascista aggiunse poco al suo bagaglio politico e culturale, si trattò solo di una risistemazione di idee guida già presenti in lui fin da giovanissimo e forgiate dalla prassi oltreché dalle mode ideologiche del tempo: Marx, Sorel, Nietzsche, Le Bon, su tutti.
Leggendo la recensione di Veneziani spunta però un nome inaspettato, Heidegger: "Mussolini non è un filosofo, è un autodidatta e un opportunista politico, non è un esegeta di Platone o un interlocutore di Heidegger, non è nemmeno l’AntiKant, come sostiene Scianca".
In che senso "interlocutore" di Heidegger?
Il filosofo tedesco, non solo è più giovane di Mussolini, ma nel periodo della formazione culturale di quest'ultimo -ribadisco, prima della guerra- era un novizio che voleva farsi gesuita.
Quando poi rinunciò, diventando professore universitario, divenne rettore al tempo di Hitler, proprio per la sua vicinanza ideologica al nazismo.
In ogni caso la citazione è ridondante, per non dire sbagliata.
Con il che si capisce come la cosiddetta "cultura di destra" fatichi a farsi una reputazione.
Luciano Priori Friggi
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