sabato 16 marzo 2019

Quando l’euro diventa un problema e a dirlo sono dei tedeschi

Recentemente una ricerca di un prestigioso istituto tedesco ha messo in evidenza le difficoltà di Italia e Francia a convivere con l’euro, mentre la Germania ne avrebbe beneficiato. 

L’approfondimento di Luciano Priori Friggi

Recentemente una ricerca di un prestigioso istituto tedesco ha messo in evidenza le difficoltà di Italia e Francia a convivere con la moneta unica, mentre la Germania ne avrebbe beneficiato. Un argomento da “sovranisti”, che gli avversari liquidano solitamente con un’alzata di spalle, ma che questa volta è diventato un “caso”. Ora che il clamore sulle conclusioni cui è giunto si sono attenuate, proviamo a discuterne con calma.

Uno studio redatto in Germania non può, secondo la vulgata, che distinguersi per precisione e accuratezza. Quello che sto per presentare non è da meno, con in più, tuttavia, una caratteristica inusuale a quelle latitudini, puntare a fare scandalo.

L’AREA CULTURALE DI RIFERIMENTO
Vediamo subito chi sono gli autori: si tratta di Matthias Kullas e Alessandro Gasparotti, entrambi membri del team del “Cep – Centro per le politiche europee di Friburgo”, e lo studio che firmano già anticipa nel titolo un contenuto bollente, “20 anni di euro: vincitori e perdenti”.

Sgombriamo subito il campo da illazioni e dietrologie varie su chi c’è dietro al Cep. A presiedere l’istituto è un economista accademico di orientamento liberale, il prof. Lüder Gerken, che ritroviamo anche alla testa del “Friedrich August von Hayek Stiftung”, una fondazione che si propone, come si legge nel suo sito, di puntare “al consolidamento e alla promozione delle basi di un ordine economico e sociale liberale a livello nazionale e internazionale nello spirito di Friedrich August von Hayek”. Com’è noto Hayek è stato l’avversario di J. M. Keynes —rispolverato e osannato dai nostri “sovranisti”—, in nome della libertà e del mercato, di contro allo “statalismo”, o supposto tale, dell’economista inglese.

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